Lucio Fulci

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Interviste / Interviste intorno Fulci

Dardano Sacchetti – sceneggiatore (L’Aldilà, Paura, etc.)

Che lo voglia o no, Dardano Sacchetti sarà sempre legato a Lucio Fulci, e viceversa. Va detto che il duo ha influenzato il cinema horror italiano con film come Zombi 2, L’Aldilà o Paura nella città dei morti viventi. Se per alcuni, non si tratta dei migliori film di Fulci, non si può negare che è attraverso queste pellicole che è cresciuta la loro popolarità. Il passaggio del regista al Festival du Grand Rex è stato davvero un fulmine a ciel sereno: il pubblico e la stampa francesi scoprono finalmente Fulci all’inizio degli anni ’80. Nelle interviste dell’epoca, il regista parla molto poco dello sceneggiatore e si rende lui unico autore dei suoi film. Ovviamente, dalla morte di Fulci nel 1996, i giornalisti vengono a cercare Sacchetti a sua volta per parare di questa collaborazione, che lo sceneggiatore dice di non essere sporadica. Difatti, oggi, vuole dare la sua propria versione dei fatti senza essere contraddetto dal principale interessato.
In ogni caso, era con eleganza e cortesia che Dardano Sacchetti ha accettato di parlarci… L’intervista qui sotto è durata quasi un mese, il tutto con grande franchezza, ovviamente.

Dopo aver scritto per Mario Bava e Dario Argento, la chiamano per risolvere dei problemi sulla sceneggiatura di Sette Note in Nero che Fulci deve girare. Qual è la cosa che lo ha colpito di più durante questo primo incontro professionale?

Fulci e Gianviti avevano scritto un trattamento dal libro di Vieri Razzini Terapia mortale. Dopo diversi mesi, la produzione mi chiama. L’approccio con Fulci non fu dei migliori. Lui mi credeva una spia dei produttori, a me non stava simpatico e non mi piaceva il suo metodo di lavoro. Tutti i giorni tranne la domenica riunioni dalle 10 all’una e poi dalle quattro alle sei: Riunioni in cui non accadeva nulla. Secondo Gianviti bisognava aspettare che Fulci avesse un’idea. Usavano il metodo di lavoro della commedia all’italiana: un gruppo di sceneggiatori chiusi in una stanza ognuno che inventava un gag. In quegli anni Fulci detestava Dario Argento e amava Agatha Christie. Era un buon conoscitore della Christie e nei gialli gli piacevano le macchinette, ma nè lui nè Gianviti si preoccupavano della struttura di una storia. Andavano per accumulazione di scene che assemblavano ad orecchio. Dopo un mese, più o meno, venne la crisi. I produttori erano molto scontenti. Di fatti il lavoro fatto su Terapia mortale era scadente e difficilmente recuperabile. Si fece strada l’ipotesi si scegliere un’altra storia. Fulci disse che gli sarebbe piaciuto fare un film sul destino. Lui era convinto che al destino non si può sfuggire, neanche se lo conosci puoi evitare il tuo destino. Lanciai una sfida, gli dissi che avrei congegnato una “macchinetta” che ci avrebbe permesso di by-passare il destino. Lui accettò la sfida. Il giorno dopo arrivai con l’idea del carillon e del muro. Fulci fu entusiasta e capì subito che era l’idea vincente. Gli venne anche il titolo: Sette Note in Nero. Da quel giorno (la sceneggiatura venne scritta in mano di un mese) cambiarono anche i rapporti fra Fulci e me. Ci fu della stima.

Cos’è successo al remake di Sette Note in Nero, progetto nel quale erano coinvolti Joe Dante e Quentin Tarantino?

Non ne so assolutamente niente, ma Tarantino è solito annunciare remake che non fa o, al limite, “si ispira” al film liberamente. Qualche anno fa però , una produttrice americana chiese i diritti di remake, fu anche firmato un accordo presso l’ambasciata americana a Roma ma non se ne fece niente perchè saltò fuori un distributore americano che, comprando il film originale per gli Stati Uniti, aveva comprato anche i diritti di remake e si oppose.

Il suo scenario L’Isola dei Zombi è diventato Zombi 2 e la famosa scena sul ponte di New York è stata aggiunta per godere del successo di Zombi di Romero. Cosa le ha detto Dario Argento, col quale eravate da poco riconciliato?

Con Dario non ne abbiamo mai parlato, in nessuna occasione. Il titolo Zombi 2 fu dato dal produttore Tucci e la scena del ponte non aveva niente a che fare con Romero ma stava in sceneggiatura. Il film inizia infatti con la barca che arriva a New York, poi in pratica parte un lungo flash-back che termina col ritorno a New York. Nella sceneggiatura originale lo zombi che si “risvegliava” ed usciva dall’obitorio era quello che stava nella barca. Fu una idea del produttore De Angelis quella di portare gli zombi sul ponte.

Tanti hanno spesso detto che Fulci non si interessava all’horror prima di Zombi 2. Eppure, certi suoi film precedenti includevano una certa violenza e lui diceva di amare gli adattamenti di Poe girati da Corman. Immagino che abbiate un po discusso del soggetto tutti e due. Allora, Fulci, aveva o no questo vero interesse per il fantastico e un’idea ben definita di cosa doveva essere un horror?

A Fulci piacevano i gialli di Agatha Christie. Non ci fu nessuna discussione sulla sceneggiatura e sul film. La sceneggiatura fu scritta nell’agosto del 78 e il film fu girato nella primavera del 79. Il primo regista interpellato fu Castellari, che non raggiunse l’accordo con la produzione. Fu anche interpellato Massaccesi. Alla fine i produttori scelsero Fulci, che non sapeva che il copione l’avevo scritto io, dato che è firmato da mia moglie. Agli inizi Fulci non amava l’horror e la sua conoscenza si fermava a Poe. Ma era un grandissimo professionista con un grande mestiere. Girò la sceneggiatura, che era molto dettagliata quasi fotogramma per fotogramma a partire dalla scena dell’occhio, con grande bravura. Fu freddo e razionale, senza partecipazione emotiva, cosa che invece acadde con L’Aldilà. Fulci rimase molto colpito, commosso dall’accoglienza che il pubblico parigino fece al film durante un festival. Fu quello il momento in cui Fulci si consegnò e si consacrò all’horror. Vero è che già in altri film, a cominciare da Beatrice Cenci, aveva messo in scena la violenza e la crudeltà umana. Lui diceva il vero quando citava Artaud e il suo teatro della crudeltà.

Con il grande successo riscontrato, Zombi 2 lancia la carriera di Fulci nell’horror. Tuttavia, Lucio Fulci si lamentava che Fabrizio de Angelis ebbe nascosto il successo del film e che lui non abbia potuto approfitarne finanziariamente. E stata la stessa cosa per lei ? E d’altronde, com’era pagato, all’epoca, un sceneggiatore nel cinema italiano?

Il grande successo di Zombi 2 non portò nulla nè a Fulci, nè a me. De Angelis era il produttore minoritario e ancora non aveva capito la portata del successo. Passarono nove mesi prima di un nuovo film e Paura fu fatto solo perchè Fulci riuscì a convincere un socio di Medusa a farlo, tutto sommato sarebbe stato per loro un film a basso costo. L’Italia non ama l’horror, ama solo la commedia all’italiana, solo chi fa commedia guadagna, gli altri sopravvivono a stento.
All’epoca ero già uno sceneggiatore di successo. Avevo fatto molti polizieschi, creato la maschera del Monnezza, ero uno di quelli che lavoravano di più ma non ho mai fatto commedie, comunque con l’horror ho rischiato la fame.

Mi sembra che Paura sia l’unico film della vostra collaborazione nato da un’idea di Fulci. Questo elemento ha cambiato qualcosa nel lavoro di scrittura con Fulci?

Soggetti e sceneggiature li ho sempre scritti da solo. Vero è che Paura nasce su impulso di Lucio. Fu lui a chiamarmi e chiedermi una storia horror. Facemmo un paio di riunioni. Fulci, che si stava avvicinando all’horror, voleva un film in parte classico (quasi ottocentesco, con la maledizione ecc) in parte moderno. Aveva capito il potere degli effetti speciali, che sapeva riprendere molto bene esaltandoli. Comunque i rapporti tra me e Lucio sono sempre stati agitati. Io non amavo discutere le mie storie e mi rifiutavo di apporre cambiamenti, tanto che Fulci, quando voleva cambiare qualcosa, chiamava un altro sceneggiatore Mariuzzo, meno testardo di me.

Eppure Fulci è spesso segnalato come co-sceneggiatore nei suoi film. Allora, chi ha il diritto di essere menzionato nei titoli?

Dovrebbe essere solo chi ha effettivamente sceneggiato ma in Italia, quasi sempre, firmano le sceneggiature oltre ai registi anche i produttori… purtroppo sono i contratti a permetterlo.

Paura e L’Aldilà sono pieni di riferimenti biblici (le larve, le lacrime di sangue, il libro « sacro », ecc.). Parlavate spesso di religione con Fulci, per il lavoro o in privato?

Mai parlato di religione con Fulci.

Ancora di più de Paura, L’Aldilà è un film completamente destrutturato. Del resto, Fulci rivendicava l’influenza di Antonin Artaud in certi dei suoi film. Durante la fase di scrittura, questo aspetto era un soggetto di conversazione?

Lei ha un’idea errata su come sono stati scritti i film. Io venivo chiamato dal produttore De Angelis, che di solito mi dava delle coordinate tipo: il budget del film; l’ambientazione; il titolo. Il titolo L’Aldilà era una invenzione di De Angelis. Lui andava al MIFED a Milano. Diceva che aveva alcuni film in lavorazione, ma non era vero. Esponeva locandine e titoli e tramette di cinque righe che gli avevo scritto io. A seconda dell’interesse dei compratori esteri, lui decideva quale film fare. Allora mi telefonava e mi diceva: Il film è L’Aldilà, hai nove giorni per scrivere la sceneggiatura perchè cominciamo a girare fra 15. Incontravo Fulci dopo che avevo consegnato il copione. Lui era già in preparazione e le discussioni sulla sceneggiatura vertevano soprattutto su cose pratiche: ambienti da cambiare, tagli di budget, scene da semplificare. Di solito le modifiche riguardavano soprattutto le ambientazioni, spesso veniva cambiata all’ultimo momento per esigenze economiche. Questo comportava anche improvvisazioni sul set, mentre si girava. A volte venivo chiamato e mandavo per fax le mnodifiche, altre no. Per esempio: tutta la sequenza iniziale dell’Aldilà in ocra è stata girata da Fulci su una sua iniziativa ed esigenza. Voleva una motivazione che giustificasse. Io volevo cominciare con un motel come quello di Bates, dove uno ci capita per caso.

Ma, in fin dei conti, come si procede per scrivere un film più visivo che scenaristico ? La violenza ripresa magnificamente da Fulci era cosi tanto dettagliata nei sceneggiati?

La visionarietà era tutta mia e le mie sceneggiature era dettagliate fino all’eccesso, molto all’americana.

Ci parli un pò di Beyond the Beyond, questo seguito del L’Aldilà (scritto con David Warbeck) pensato negli anni 1990. Come riprendere gli stessi personaggi sapendo dove vanno a finire nel primo ? Ma sopratutto, quale regista avrebbe potuto lanciarsi in una tale avventura?

Non ne so niente e non ne voglio neanche sapere niente, altrimenti mi arrabbio. Molta gente ha cercato e cerca di sfruttare il mio lavoro a mia insaputa.

A proposito di questa fine del L’Aldilà, lei ha dichiarato che quella che conosciamo non è esattamente quella che lei aveva previsto. Quando Lucio Fulci decideva di fare delle modifiche sullo sceneggiato, c’era una discussione tra voi due o agiva in un modo più autoritario?

Il finale originale si svolgeva al luna park, ma De Angelis chiese di cambiarlo con la scusa che era complicato (in realtà costava troppo). Io non ero d’accordo ma contava poco. Non stavo sul set e sul set l’ultima parola spetta al regista e al produttore.

Ma cosa c’era di cosi costoso nella fine che lei aveva scritto?

L’affitto di un luna park era costoso. La filosofia del cinema di genere italiano degli anni 70 era di girare in luoghi dove non si pagavano affitti, oppure dove si poteva “rubare” qualche scena.

La figura del bambino è al centro di Quella villa accanto al cimitero. Questo tema è ricorrente nei film che lei ha scritto per Fulci (la fine de Paura, la rossa de L’Aldilà ma anche Manhattan Baby o ancora Lo Squartatore di New York) e appare persino in film che lei ha scritto per altri registi. Perchè, secondo lei, la figura del bambino è interessante per un film d’horror?

Ho sempre scritto per me stesso e non per i registi. La figura del bambino (c’è già in Reazione a catena di Mario Bava, ci sarà in Shock e poi in Per Sempre ecc…) fa parte della mia poetica. Il bambino è la chiave per leggere l’orrore della vita, sia perchè ha occhi innocenti che vedono, sia perchè è vittima in quanto innocente.

Potrebbe darci la sua lettura della fine di Quella villa accanto al cimitero, scena nella quale il bambino sembra essersi rifugiato in un altro spazio temporale?

In un certo senso è una sorta di anticipazione di Manhattan baby, storia sulla bilocazione e gli universi paralleli.

I Guerrieri dell’anno 2072 è l’ultimo film che lei ha scritto per Fulci. Non possiamo non notare che, come lo diceva Fulci, se l’idea di base è molto interessante, il film è piuttosto pessimo. Lei pensa che questo film è d’attualità nell’Italia d’oggi ? Perchè visto dall’estero, Berlusconi ha una presa di possesso sui media e le sue alleanze con la destra estrema sono abbastanza mal viste…

Devo ripetermi. Non l’ho scritto per Fulci. Avevo un contratto con Amati. E Amati che mi ha chiesto una storia e mi ha lasciato libero di fare quello che volevo. Ho scritto una storia sulla tv, su un network che per rialzare l’audience inventa il reality e, duemila anni dopo, riapre il colosseo per i nuovi giochi gladiatori. Il film dovev farlo castellari. Poi presero Fulci. La produzione aveva promesso che avrebbe ricostruito il colosseo, ma non avevano soldi. Fulci amava poco il futuribile e, per non correre rischi, cercò di virare il film verso un plot giallo che sostituisse l’action: i giochi gladiatori.

Ma, mi scusi d’insistere su Berlusconi, non trova che il suo copione ha una certa risonanza nell’Italia d’oggi?

Io ho ipotizzato un futuro dove i network (e la pubblicità) avranno un potere enorme. Controlleranno le emozioni.  Per chi non è italiano,  Berlusconi sembra il grande fratello di Orwell, non è proprio così ma diciamo che fa di tutto per assomigliarci.

Perchè, alla fine, Lucio Fulci non ha girato Per Sempre (il suo scenario preferito) e Blastfighter?

Fulci non ha girato Blastfighter perchè aveva firmato il contratto con Amati per fare I Guerrieri dell’anno 2072. Ci fu un grosso problema con le produzioni e Fulci rischiò una causa, poi si accordò per fare il Film di Amati e non l’altro. Blastfighter era un mio script di fantascienza. Era una storia ambientata in un futuro dove l’energia rimasta stava nelle pile, chi aveva una pila elettrica aveva un grande tesoro. Era una sorta di western, una città fantasma fatta di relitti d’auto che si muoveva nella nebbia. La produzione aveva già venduto il film con quel titolo, che mantenne ma cambiò la storia che fece riscrivere da altri sceneggiatori e affidò la regia a Lamberto Bava.
Il produttore di Per Sempre non riuscì a trovare il finanziamento e rinunciò a fare il film. Tutto qui. Anni dopo, dato che il copione era mio, l’ho venduto ad un altro produttore che l’ha utilizzato per una serie con Lamberto Bava.

Quando la “collaborazione” con Fulci si conclude, lei diventa lo sceneggiatore autorizzato di Lamberto Bava. Perchè, secondo lei, la gente continua ad associarla quasi esclusivamente a Lucio Fulci mentre lei ha scritto di più per Bava?

Non sono mai stato lo sceneggiatore di nessuno e tantomeno di Bava. Sono sempre stato un inventore di storie (ho scritto 167 sceneggiature) e non solo di horror. Spesso dare un copione ad un regista piuttosto che ad un altro dipendeva dal caso. Vero è che registi di horror in Italia ce ne sono pochi, per questo poi tanti miei copioni sono stati realizzati da Bava, col quale ho avuto momenti di attrito esattamente come con Fulci, Argento ecc. Non sono uno sceneggiatore gregario, non lavoro bene gomito a gomito con un regista, mi sento limitato.

Interessante… Allora, secondo lei, non c’è nessuna differenza tra Mario Bava, il suo figlio, Dario Argento e Lucio Fulci? Se Mario Bava avesse girato L’Aldilà e Fulci, Shock, avremmo avuto gli stessi film?

Lei, come tanti, ha un’idea errata del rapporto che c’è tra sceneggiatura e regia perchè date un valore eccessivo alla regia.
Faccio due esempi: lo sceneggiatore è Beethoven, ovvero scrive sinfonie, poi arrivano Bruno Walter, Von Karajan, Muti, Abbado, e il maestro Chiaramello… ognuno di questi ha fatto il conservatorio, ognuno dirige un’orchestra, ognuno fa una esecuzione diversa della stessa opera…
Oppure, prendiamo Amleto. Il testo è sempre quello ed è bello perchè è stato scritto così da Shakespeare punto e basta. Quante realizzazioni a teatro e al cinema sono state fatte dai diversi registi dando sempre risultati diversi, a volte eccelsi, a volte scadenti? perchè continuate a credere che un regista sia l’unico vero autore di un film? senza uno sceneggiatore non ci sarebbe nessun copione, solo pagine bianche… e allora, senza copione, mi spiega cosa girerebbe un regista?
Ci sono registi autori che si scrivono i propri copioni, magari con l’aiuto di uno sceneggiatore gregario, ma in Italia per quanto riguarda il cinema di genere sono pochi i registi che materialmente scrivono i loro copioni.
Tanto per chiudere un argomento senza togliere niente alle qualità tecniche di Fulci, grande regista, forse quello che ha saputo rendere al meglio le mie storie.

Considero che emerge dalla sua filmografia una certa coerenza nei soggetti e nel modo di trattarli. E cio, qualunque sia il (gli) sceneggiatore(i)… Tutto cio, fa di lui, secondo me, un autore. E probabilmente una visione molto francese, glielo concedo. MA dire che Fulci è un autore non esclude il fatto che lo sia anche lei.

E’ divertente notare come in Europa, non negli Stati Uniti, sia costante la sottovalutazione del lavoro di uno sceneggiatore, che spesso è ideatore della storia. Regia e sceneggiatura sono mestieri diversi, fatti in modo diverso e con scopi diversi. Nel cinema di genere quel che conta sono le storie e le storie le scrivono gli scrittori.

Dopo anni di separazione, ritrova Fulci per scrivere La Mummia, un film che Dario Argento doveva produrre. Mi sembra che la storia si svolgesse nella Torino degli anni ’20. Ci puo dire che genere di film aveva in mente e perchè il film non si è fatto?

Bisognerebbe chiedere ad Argento perchè non si è fatto. La storia era bella. A Fulci piaceva molto e il tema era azzeccato anche perchè due anni dopo gli americani fecero un film sulla mummia.
Comunque la cosa andò in questo modo. Eravano al cinema Barberini dove si svolgeva la serata finale del Fantafestival. C’eravamo Argento, Fulci ed io. Fulci fu onorato con una ovazione dal pubblico. Dario, da quella vecchia volpe che è, si alzò e disse che avrebbe prodotto un film per Fulci e, indicandomi, disse che lo avrei sceneggiato io. Ma alla consegna del soggetto, ci fu una lite fra Dario e me. Il progetto a Dario non piacque e fu annullato e sostituito.

Con Argento, Fulci doveva finalmente girare Maschera di Cera, prima di morire poco prima dell’inizio delle riprese. E mai stata evocata una sua partecipazione al progetto?

Come ho detto, con La Mummia ci fu una rottura tra me ed Argento, tanto che non ci siamo più incontrati da allora.

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