Lucio Fulci

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Le Lune Nere

Le Lune Nere

  • Le 08 aprile 2014
  • Par Francesco Basso
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  • Autore : Lucio Fulci
  • Editore : Granata Press
  • Data di uscita : 1992
  • 144 pages

Lucio Fulci pubblica Le Lune Nere nel 1992, dopo il suo ultimo film Le Porte del Silenzio. Il libro presenta dieci suoi racconti, dieci incubi che scrisse prima delle sue ultime pellicole. La casa editrice è stata la Granata Press di Bologna, specializzata in cinema e fumetto.
La scrittura di Fulci risulta incisiva, immediata, libera. Le descrizioni sono pressoché assenti, i dialoghi affilati, scioltezza nelle frasi. I racconti appaiono come sceneggiature horror pronte per essere filmate. Il lettore ha l’impressione che le parole siano tanti fotogrammi agganciati tra loro e la lettura sia il proiettore che da il via alla pellicola.

I Testimoni è uno scritto dal sapore squisitamente hitchcockiano. In un albergo Carla aspetta il suo amante, l’uomo però tarda ad arrivare per impegni di lavoro. Quando scende la notte, nella camera in cui soggiorna la protagonista, succedono cose strane. Sullo specchio davanti al suo letto si manifestano visioni di morte che lei vede con orrore. Un killer uccide senza pietà delle donne, sangue e urla agghiaccianti si materializzano. I giorni passano e Carla ha paura di impazzire sin quando la verità sembra sopraggiungere ma forse è un altro riflesso malvagio.
Lo scritto richiama La Finestra sul Cortile di Hitchcok, come James Stewart spia il killer dal balcone, così la donna osserva un omicidio dal letto. La differenza è che mentre lo “spettacolo” che si parava sotto gli occhi di James Stewart avveniva in tempo reale, nel racconto di Fulci l’omicidio è una proiezione psichica, avviene in un tempo indefinito: non si sa se gli omicidi siano già successi o debbano ancora accadere. Come non pensare a Sette Note in Nero? Il richiamo è palpabile, come Jennifer O’Neill aveva delle premonizioni di morte, così Carla è “testimone” medianica di un delitto.

Voci dal Profondo è il racconto da cui Fulci trae il film omonimo del ’91. Giorgio è un uomo ricco che muore in circostanze misteriose. La figlia Rosy deve scoprire cosa si cela dietro la sua terribile morte, ma deve farlo in fretta, prima che il corpo del padre scompaia per sempre a causa della decomposizione. La storia è la stessa del film, cambiano solo piccoli particolari. Per esempio, il fratellastro di Giorgio, nel racconto, viene perseguitato in sogno da un cane in putrefazione, da morti viventi e dallo stesso Giorgio, mentre nel film solo dagli zombi che uscendo dalle tombe, lo divorano. La trama è molto suggestiva: l’anima dell’uomo rimane intrappolata nei resti mortali e chiede di sapere la verità dalla figlia, prima che sia troppo tardi. Fulci dedica il film Voci dal Profondo a Clive Barker, lo scrittore britannico che più è stato vicino al regista romano, e non è un caso che il racconto di Fulci richiami un lavoro dello stesso Barker. Sudario infatti, che fa parte dei Libri di Sangue vol. 3, narra di un uomo ucciso barbaramente. Mentre è all’obitorio un lenzuolo gli copre le spoglie mortali. Questo straccio ospedaliero piano si muove, l’anima del defunto si appropria del “sudario”. Come in Barker lo spirito è intrappolato temporaneamente e chiede vendetta, così in Fulci Giorgio è schiavo del proprio corpo che velocemente si deteriora e cerca di scoprire, con l’auto della figlia, chi l’ha assassinato. I colpevoli vengono smascherati però, inaspettatamente, non arriva la punizione. Giorgio infatti non cerca vendetta ma solo la pace e grazie a Rosy la trova.

Buoni sentimenti racconta di una bambina, Margareth, che, dopo aver preso l’influenza è obbligata a stare letto, non può vedere i suoi cartoni, così la nonna le racconta le favole di Hansel e Gretel e di Cappuccetto Rosso. Le storie sono così brutali che la bambina si impressiona e la febbre la tormenta sempre di più. I genitori preoccupati la portano all’ospedale e qui gli infermieri le fanno vedere la tv. I cartoni animati sullo schermo non migliorano la situazione. Lo spunto iniziale potrebbe essere riconducibile a La Bambinaia di Monicelli, il primo episodio del film collettivo del ’67 Capriccio all’italiana. Dei bambini, figli di ricchi leggono fumetti sul prato. Sono letture vivaci come Diabolik, Satanik, Criminal. La bambinaia, giudicandole oscene, prende le riviste e le getta via. In alternativa decide di raccontare ai bambini le favole con orchi e orfanelli, ma questi, ascoltando impauriti, piangono stremati. Fulci, come Monicelli, spiega che le favole non sono talvolta liberatorie ma sono dei veri e propri incubi e li mette allo stesso livello dei cartoni animati. La modernità, quanto la classicità, mette paura.

Porte del Nulla, come Voci dal Profondo, ispira un film, precisamente l’ultima pellicola del regista: Le porte del Silenzio. Melvin Devereux è sulla strada di casa ma è obbligato a percorrere un sentiero alternativo perché c’è stato un incidente che blocca il passaggio. Per tutto il percorso Melvin è alle prese con un carro funebre che lo perseguita. La macchina di Melvin cerca di superarlo ma inutilmente, se lo trova sempre davanti. La pellicola rispecchia ogni cosa dello scritto, con l’aggiunta di un personaggio, una giovane ragazza di colore dal ruolo enigmatico. Se Voci dal Profondo è un horror anomalo perché la vendetta non si consuma, così lo è altrettanto Le Porte del Silenzio, in cui dall’inizio alla fine non c’è nemmeno una goccia di sangue.

Contestazione narra gli stati d’animo di un bambino che sta per nascere, Mr Zero. Il pupo non vuole venire al mondo, è così comodo lì dov’è, nutrito e sicuro. La madre però partorisce, Mr Zero si dimena ma è tutto inutile. Gli infermieri danno alla mamma il loro bambino, se lo porta al seno. Gli occhi di Mr Zero hanno dei bagliori che non promettono niente di buono: che cos’ha in mente? Non sarà forse venuto al mondo un nuovo assassino?

Uomo di guerra ha come protagonista un veterano. A casa ha un plastico che riproduce realisticamente le battaglie in cui è stato protagonista e si diverte a sfoggiarlo con i nipoti. Improvvisamente scoppia una vera guerra. La tv si interessa a lui, tutti vogliono capire cosa stia succedendo, l’uomo di guerra è invitato nelle trasmissioni per dare le sue opinioni. La fama accresce e con lei il gusto di dare indicazioni precise su quello che sta succedendo nel mondo. Alla fine la guerra finisce e l’uomo ritorna a fare il nonno ma con tanta amarezza. Senza azione si sente inutile e non gli resta nient’altro da fare che ricorrere a un insano gesto.

Trio è osé e paradossale, ma molto bello. Una donna sposata si innamora di un attore, presumibilmente a luci rosse. La donna, senza farsi scoprire dal marito si tocca vedendolo in tv, ascoltando i suoi consigli, comprando i gadget piccanti. Infedeltà o semplice amore platonico? Il marito sembra sospettare qualcosa e lei non sa se confessare il suo tradimento o continuare quelle pratiche impudiche. Fulci con questo scritto attacca, come in Uomo di guerra, la tv, quello che manda in onda. Lo schermo ci instilla pulsioni artificiali e ci immette nella sua centrifuga vertiginosa messaggi artificiali. Rapporto a tre, quando il terzo non è una persona in carne ed ossa ma un’idea, un personaggio televisivo a cui è impossibile resistere.

In assenza di Dio si basa sulle vicissitudini di un profugo, Jelco, che, arrivato in Italia cerca rifugio. Il periodo è quello pasquale e la cittadina che gli sta dando rifugio sta preparando la sacra processione. I paesani lo riempiono di doni e Jelco capisce ben presto che lui dovrà rappresentare Gesù e, suo malgrado, finire in croce. Come il film di Fulci del ’72 All’onorevole piacciono le donne critica le usanze della chiesa, le statue dei santi mostrate come vittime sacrificali del potere, così il regista propone il calvario di Gesù in chiave moderna. Jelco è creduto realmente il Messia ma non lo è , è solo un uomo comune che non vuole morire. La gente invece crede in lui e vuole che il capro espiatorio pulisca gli animi.

Attesa è incentrato dal dialogo tra la moglie e la madre di un uomo che manca da casa non si sa da quanto tempo. All’improvviso il capo famiglia arriva ma non si riesce a capire in quale dimensione si trovi ora, se onirica o infernale. L’uomo parla di strozzini e di bollette da pagare. Che si sia suicidato? Che abbia ammazzato lo strozzino? Il racconto sembra essere aperto a qualsiasi lettura, sotto certi aspetti molto simile ai racconti taglienti e immediati di Raymond Carver.

Gourmet (Sapore di coppia) spiega con minuzia ricette prelibate che prendono forma fra i discorsi di due coniugi. Una coppia in crisi. Uno dei due ammazza l’altro e si nutre, a
sorpresa, delle sue carni. Sono evidenti le analogie con Quando Alice ruppe lo specchio in cui Lester Person si nutre delle donne che ammazza, in entrambi i casi c’è appunto il cannibalismo. Legame evidente anche con il film Il gatto nel cervello in cui Lucio Fulci, che interpreta se stesso, dopo aver girato duramente una scena horror (proprio di Quando Alice ruppe lo specchio) va al ristorante e non riesce a mangiare le prelibatezze di carne perché gli ricordano la carne umana.

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